Categoria: Rum

  • L’Arte del Rum Blending

    L’Arte del Rum Blending

    L’ Arte del Rum blending

    Dopo aver introdotto alcuni concetti dell’invecchiamento del Rum, oggi parleremo dell’arte del Rum blending, ovvero la capacità di miscelare tra loro rum completamente diversi per ottenere qualcosa di nuovo e possibilmente unico.

    Cocktail & Rum Blending

    Per coloro che non conoscono la mia storia, è giusto ricordare che oramai diversi anni fa ho iniziato a lavorare come barman in quel locale che poi avrebbe dato il nome a “La Casa del Rum”.

    E in realtà la mia passione erano i cocktail, anche perché mi sono sempre chiesto quali sono i criteri per cui mescolando ingredienti spesso diversissimi, si riesca ad ottenere un risultato finale a volte straordinario.

    Se poi aggiungiamo il mio trascorso didattico da “Ingegnere”, ecco che la via è tratta.

    Difficilmente infatti da barman proponevo ricette standard, mi è sempre piaciuto sperimentare e non nego che tanti esperimenti sono finiti nello scarico del lavabo…. Specialmente agli inizi quando non hai la minima concezione dell’abbinamento e/o del gusto di un particolare ingrediente.

    Quello che però ho sempre seguito è stato allenare i miei sensi di volta in volta e mai procedere solo “perché si fa così!” oppure “perché questo ingrediente non puoi usarlo con quest’altro”.

    E chi lo ha detto? Mi sono sempre chiesto tra me e me.

    Poi magari avevano anche ragione, ma dovevo assaggiarlo..

    Lasciando spazio al tempo e al lavoro mi sono ritrovato a fare il selezionatore ed imbottigliatore indipendente di Rum.

    Ma a questo punto vi chiederete dove sta il collegamento tra Cocktail e Rum Blending?

    Beh, il “Rum Blending” non è altro che la capacità di mescolare Rum tra loro diversi sia per materia prima, tipologia di fermentazione e distillazione, sia di diverso invecchiamento, con l’obiettivo di realizzare una miscela che rappresenti un prodotto spesso “completamente nuovo” da un punto di vista organolettico.

    E allora capite bene che il paragone con la realizzazione di un cocktail vien da sè.

    Detta così, sembra che il gioco sia fatto. E che sia una banalità, ma vi posso assicurare che non lo è affatto.

    L’idea dietro a Le Selezioni numerate de La Casa del Rum

    Nel locale dove lavoravo e facevo il barman continuava parallelamente anche il percorso di approfondimento del mondo del Rum, con decine e decine di bottiglie diverse da ogni parte del globo. Spesso anche prodotti introvabili, che venivano da viaggi all’estero in visita alle distillerie.

    Dopo aver “allenato molto” i miei sensi, la scelta direi “coraggiosa” di provare a selezionare una serie di Rum con il proprio marchio. Così che nascono le selezioni numerate de La Casa del Rum.

    Ogni “numero” doveva essere un progetto. Una ricerca maniacale dell’equilibrio e dell’armonia di tutte le varie sfumature di cui doveva essere composto quel blend.

    Le varie prove e gli innumerevoli assaggi in tempi e situazioni diverse, non lasciandosi mai influenzare da luoghi comuni e/o regole preimpostate da non si sa chi. Fidandosi solo dei propri “sensi” sempre più allenati.

    Perché alla fine, realizzare un gran bel blend di Rum non è poi così diverso da realizzare un grande cocktail.

  • L’invecchiamento del Rum seconda parte

    L’invecchiamento del Rum seconda parte

    L’invecchiamento del Rum seconda parte

    Continuiamo il nostro percorso intorno all’invecchiamento del Rum. In questo articolo vogliamo chiarire quanto sia importante la “base di partenza” ovvero il nostro Rum bianco (non ancora invecchiato) sul risultato finale dopo il nostro invecchiamento. Infine faremo alcuni cenni a numeri e sistemi di invecchiamento tipici in questo mondo.

    Perché è importante la base di partenza

    Per coloro che non ci seguono è importante aver letto almeno il nostro precedente articolo “Bevanda Spiritosa o Acquavite?” soprattutto nella parte finale dove introduciamo il concetto semplificato dei congeneri.

    Riassumendo e semplificando molto, abbiamo bene chiaro che tutto il nostro “corredo aromatico-olfattivo-gustativo” del nostro distillato di partenza è legato ai “congeneri” che si sono sviluppati durante la fermentazione.

    Il resto del nostro liquido è alcol (vari alcol) ed acqua.

    E abbiamo spiegato che, indipendentemente dalla qualità dei “congeneri” sviluppati, sicuramente un distillato con un quantitativo maggiore di “congeneri” sarà più “saporito”.

    Va altresì ricordato che a volte un elevato quantitativo di “congeneri” non sempre è sinonimo di maggiore qualità del prodotto, anche perché vi potrebbero essere degli aromi che magari a tanti risultano sgradevoli.

    Ma lasciando da parte per un momento questo discorso che meriterebbe un articolo a parte, diciamo che una buona fermentazione e successiva buona e curata distillazione produrrà un bel corredo aromatico e quindi un ottimo Rum di base.

    Beh, ma allora perché il Rum bianco non lo beve nessuno liscio? O comunque in pochi?

    Semplicemente perché sul mercato vi sono moltissimi rum bianchi che non hanno nulla a che vedere con una buona fermentazione e ancora meno successiva buona e curata distillazione. Si tratta di prodotti molto spesso quasi completamente “privi di congeneri” e quindi privi di sapore, ove è presente solamente la nota pungente alcolica e basta. Questo permette però di avere un prodotto molto economico. Ed aggiungo, se poi tanto viene mescolato dai barman in drink con altri 5 o 6 ingredienti che ne coprono il sapore, il problema dove sta?

    Per fortuna negli ultimi anni le cose stanno cambiando molto ed oggi si approccia anche all’assaggio di Rum bianco liscio oppure miscelato in modo semplice per esaltarne il corredo aromatico.

    Il contatto con la botte

    Ma cosa c’entra tutto questo con l’invecchiamento del Rum?

    C’entra e molto. Per capirlo in modo approfondito servirebbe un corso. Ma per adesso fermiamoci a riflettere sulle seguenti 2 domande:

    1. Cosa succede ad un Rum “ricco di congeneri” quando viene messo all’interno della botte?
    2. Cosa succede invece ad un Rum “privo di congeneri” quando viene messo all’interno della botte?

    La risposta alla prima domanda è un trattato sull’invecchiamento del Rum e sulle sue innumerevoli sfumature che ne determinano il motivo per cui sia forse il distillato più affascinante. Mi soffermo solamente a far notare che se la base di partenza è un ottimo Rum saporito, forse anche un invecchiamento non lungo anche di pochi anni può generare dei prodotti straordinari.

    In questo articolo invece risponderemo alla seconda domanda anche se in realtà non c’è da rispondere molto, perché succede veramente poco, ed è per questo che spesso questa tipologia di prodotti non entra nemmeno dentro una botte, e magicamente riappare bello scuro in bottiglia su uno scaffale.

    Lascio a voi lettori le riflessioni.

  • L’invecchiamento del Rum

    L’invecchiamento del Rum

    L’invecchiamento del Rum

    Nell’articolo Rum e zucchero abbiamo accennato all’invecchiamento del Rum. Non si può negare che l’argomento sia molto vasto e da trattare in modo approfondito in altre sedi. Possiamo però chiarire alcuni aspetti di base per il consumatore inesperto che vuole solamente comprare una buona bottiglia da degustare.

    Cosa significa invecchiamento del Rum

    Quante volte vi sarà capitato di affrontare discussioni del tipo “…. Ho bevuto un Rum invecchiato 30 anni … “ e da la parte opposta “… Eh ma io una volta ne ho bevuto uno invecchiato addirittura 50 di anni …” E sembra una gara a chi gioca il carico maggiore …

    Ma vi siete mai soffermati a chiedervi se tutto questo ha un senso? E soprattutto la domanda è siete sicuri che un invecchiamento più lungo sia sinonimo di maggiore qualità del prodotto finale? Anche perché vi sarete accorti che spesso il prezzo del prodotto è direttamente proporzionale agli anni “scritti in etichetta”.

    Per prima cosa rispondiamo alla domanda principale.

    L’invecchiamento del Rum è il periodo di tempo che il nostro distillato trascorre dentro una botte di legno.

    Già da questa definizione è importante precisare che un Rum imbottigliato e tenuto in cantina per anni NON INVECCHIA.

    Ma perché il Rum viene messo dentro una botte di legno e lasciato lì per un periodo di tempo imprecisato?

    Per rispondere a questa domanda dobbiamo fare un po’ di storia e come sempre le grandi scoperte a volte avvengono per caso. Oggi sappiamo che l’iterazione legno-distillato produce delle reazioni chimico-fisiche nel tempo. Prima in realtà, le botti erano degli ottimi contenitori per il trasporto del Rum durante i viaggi.

    E succede che quando specialmente un viaggio dura dei mesi, ci si accorge per caso che il prodotto che abbiamo inserito all’inizio non ha lo stesso sapore di quello che tiriamo fuori alla fine del viaggio stesso.

    E’ cosi che tenere un Rum dentro una botte di legno modifica il suo corredo aromatico ed il suo sapore.

    Il contatto tra il distillato e le pareti in legno della botte (e anche l’iterazione con l’ambiente esterno) fa si che vi siano dei cambiamenti nel profumo, aroma e gusto del distillato iniziale.

    Vedete bene però come ho sempre scritto che vi sono dei cambiamenti durante il tempo di permanenza in botte, ma non necessariamente significa un miglioramento del corredo organolettico. E soprattutto aggiungerei che all’aumentare del tempo di permanenza in botte non è detto che migliori la qualità organolettica del nostro Rum finale.

    Anni ed inganni dell’invecchiamento del Rum

    Dopo aver “demolito” molte certezze di tanti appassionati e/o bevitori alle prime armi aggiungiamo inoltre che la normativa sull’invecchiamento del Rum è quanto di più anarchico si possa immaginare rispetto ad altri distillati per cui troppo spesso dietro agli “anni” dichiarati in etichetta troviamo “inganni” per il consumatore finale.

    Nei prossimi articoli cercheremo di approfondire il tema ma per adesso possiamo fornire un valido strumento affinché il consumatore possa orientarsi.

    Non fatevi mai influenzare dal costo della bottiglia oppure dalla sua sfarzosità e/o eleganza in termini di etichetta e/o packaging ma date sempre ascolto alle vostre sensazioni durante l’assaggio del prodotto.

    I vostri sensi non ingannano e soprattutto bisogna sempre comparare vari prodotti assieme magari anche molto diversi tra loro e fidarsi dell’esperienza di assaggio fatta. E soprattutto differenziare sempre la bevuta, provare prodotti sempre diversi e nuovi migliora il bagaglio “culturale olfattivo-gustativo” di ciascuno di noi.

  • Rum bianco e Daiquiri

    Rum bianco e Daiquiri

    Rum bianco e Daiquiri

    Oggi parleremo di Rum bianco, ovvero non invecchiato, e cercheremo di spiegare perché purtroppo viene considerato troppo spesso un prodotto di basso livello. Infine parleremo di un grande drink molto semplice da preparare ma altrettanto molto buono se utilizziamo ingredienti di qualità.

    Il Rum nasce bianco

    Quante volte vi è capitato di sentir dire “….ah io il Rum lo bevo scuro, il bianco si usa solo per i cocktail….”. Eppure, come tutti e dico tutti i distillati, anche il Rum nasce di colore trasparente. Questo semplicemente perché durante la distillazione separiamo l’alcol e altre sostanze da tutto il resto del fermentato. Quando andiamo a ricondensare i nostri “vapori alcolici” otteniamo sempre un liquido più o meno trasparente.

    Ma quanti di voi possono dire di aver bevuto liscio un Rum bianco? Oggi decisamente molte più persone, ma già qualche anno fa in pochissimi si sarebbero messi dopo una cena al ristorante a degustare come fine pasto un Rum bianco.

    Eppure vi posso assicurare che assaggiando il prodotto giusto, certamente non di facile reperibilità in commercio, potreste ricredervi.

    Del resto, se abbiamo di fronte un ottimo Rum bianco, avremo una quantità di profumi e aromi e sapori da scoprire spesso indescrivibile. Ricordo infatti che tutto il bouquet di aromi e profumi primari di un Rum si sviluppa durante la fase di fermentazione (che sia melassa o succo di canna non importa) e se abbiamo un bravo distillatore sarà in grado di riportarli nel nostro distillato finale.

    L’invecchiamento non fa altro che modificare ed evolvere la base di partenza, ma se la base non è buona, puoi tenere il Rum anche 100 anni dentro le botti……

    Il Rum bianco ed il Daiquiri

    Molti di voi avranno sicuramente sentito parlare del Daiquiri, cocktail iconico di Hemingway e di tutte le sue leggende narrate in varie forme attorno a Cuba e al Floridita.

    Ma quanti di voi lo hanno mai chiesto come aperitivo o anche after dinner in un cocktail bar qualsiasi? Magari adesso, con l’avvento della “Mixology”, in qualche locale “figo” ve lo avranno proposto sicuramente, ma con una marea di “aggiunte” creative direttamente proporzionali all’ego del barman stesso.

    Ecco, in realtà il Daiquiri è un drink semplicissimo che si può fare a casa che si basa semplicemente sul fatto di “aggiungere ad un ottimo e saporito Rum bianco una parte acida data dal succo di lime e la parte dolce data dallo sciroppo di zucchero (meglio se di canna)”.

    Non starò qui a scrivervi ricette, in caso scriveteci pure in privato e qualcosa vi manderemo.

    Possiamo però dirvi che con https://www.lacasadelrum.it/prodotto/blended-white-rum-molasses-100-pot-still-2023/ questo Rum viene un meraviglioso Daiquiri.

    Piuttosto mi fermerei ad evidenziare che in realtà il Daiquiri dovrebbe essere un modo alternativo di degustare un grande e saporito Rum bianco.

    Si dovrebbe quasi “costruire facendo prove” il Daiquiri partendo dall’assaggio del Rum bianco liscio e poi aggiungendo parti di lime e zucchero a piacere a seconda del proprio gusto personale.

    Ed il filo conduttore dovrebbe essere di riuscire ad esaltare le caratteristiche del Rum di partenza in modo che il drink sia veramente unico ed inconfondibile.

    Anche perché, concludo con una frase che ho sempre sostenuto…..

    “Se ti bevi un Daiquiri con un Rum bianco anonimo, neutro e quindi di bassa qualità, in realtà è come se stai bevendo una limonata alcolica!”

  • Rum Tuscan Aging

    Rum Tuscan Aging

    Rum Tuscan Aging

    In questo articolo racconteremo cosa intendiamo per Rum Tuscan Aging, cercando di spiegare perché La Casa del Rum ha voluto fortemente questo progetto innovativo che per la prima volta nella storia combina gli esotici aromi e sapori del Rum con la tradizione toscana.

    L’idea del Rum Toscano

    Forse non tutti si sono accorti che il mondo dei distillati e liquori è notevolmente cambiato negli ultimi anni. Non è questa la sede appropriata per approfondire questo tema. Ci limitiamo però solamente a sottolineare il fatto che sicuramente oggi esistono molte produzioni piccole, liquorifici locali artigianali, e anche tentativi di “micro-distillerie” nonostante ancora la normativa italiana sia molto limitante alla loro diffusione e sviluppo.

    In questo contesto, durante il lockdown, La Casa del Rum porta avanti il suo sogno di produrre il primo Rum Toscano al mondo. Purtroppo però, a differenza di altri prodotti come Gin e liquori, produrre veramente da materia prima Rum in Toscana non è affatto banale. Il tutto per ragioni tecniche che non stiamo a spiegare in questo articolo.

    E allora l’idea originale e mai pensata prima di selezionare alcuni rum caraibici molto particolari ed invecchiarli in Toscana nelle botti che solitamente sono utilizzate per prodotti della tradizione liquoristica del luogo.

    Il primo lotto “Rum Tuscan Aging”

    Grazie alla collaborazione con la Piccola Distilleria Toscana a Colle di Val d’Elsa, il progetto “Rum Tuscan Aging” prende vita con i primi 3 imbottigliamenti unici nel loro genere.

    1. La Casa del Rum Ex-N1 Selection Cask 2020
    2. La Casa del Rum Grappa Finish Cask 2020
    3. La Casa del Rum Vinsanto Cask 2020

    Il primo imbottigliamento è un blend di rum prodotti sia da melassa che da puro succo di canna da zucchero nel classico stile “agricole” messo ad invecchiare nella storica botte della prima selezione de La Casa del Rum, il Numero 1. Una barrique di rovere francese che in precedenza aveva invecchiato rum in clima tropicale per oltre 10 anni, riprende vita donando a questo rum un profilo organolettico unico ed irripetibile.

    Il secondo imbottigliamento è un blend segreto di rum con parziale invecchiamento all’origine in clima tropicale, un prodotto selezionato da La Casa del Rum in passato è messo ad invecchiare in una botte che in precedenza aveva invecchiato la più classica delle grappe toscane, una meravigliosa Grappa Alboni da vinacce Sangiovese.

    Infine per ultimo ma solo per ordine, il più originale ed unico dei 3 imbottigliamenti. Il primo ed ancora oggi l’unico Rum affinato nei caratelli utilizzati per l’invecchiamento del Vinsanto, storico vino liquoroso della tradizione toscana. Ne è uscito fuori un prodotto veramente fuori da qualsiasi schema, sia per la particolarissima base di partenza, un Rum da melassa distillato in antichi alambicchi in legno discontinui. Sia per l’influenza che è riuscito a dare il caratello di Vinsanto.

    Parlano di noi….

    https://www.ilgolosario.it/it/piccola-distilleria-toscana-rum-tuscan-aging

    https://www.quotidiano.net/magazine/tuscan-aging-il-primo-prodotto-e-invecchiato-in-toscana-934fda79

  • La Casa del Rum N°1

    La Casa del Rum N°1

    La Casa del Rum Numero 1

    Raccontare in un solo articolo tutto quello che c’è dietro alla nascita del primo imbottigliamento a marchio “La Casa del Rum” non è facile. Del resto stiamo parlando di 10 anni fa, il mondo era profondamente diverso ma posso assicurare che ricordo ancora molto bene quel pranzo di lavoro in riva al mare.

    Da una battuta fatta per scherzo alla nascita del Numero 1

    “Ma perché non realizzate un vostro single cask? Una botte vostra, selezionata in Rep. Dominicana, io vi farò scegliere tra diverse botti e voi riceverete le bottiglie ed anche la botte vuota. Per ricordo.”

    Come fai a dire di no? Certamente la responsabilità della scelta è forte, anche perché sai che poi devi rivenderle tutte quelle 300 bottiglie. E quando sei piccolo, sono una montagna di bottiglie.

    Pensare che adesso ne sono rimaste solo una manciata, nella mia collezione privata.

    Difficilmente potrei privarmene, a meno di proposte indecenti.

    E ricordo ancora l’emozione provata quando arrivarono sdoganate le prime bottiglie, la cerimonia di apertura della prima e poi l’assaggio, la degustazione.

    Oggi a distanza di anni, il numero 1 de La Casa del Rum è ancora un punto di riferimento, un biglietto da visita che testimonia il fatto che con passione si può fare qualsiasi cosa.

    Potrei stare ore a scrivere le “note aromatico-olfattive” di questo Rum, ma non sono un sommelier, e non adoro tutto quel linguaggio esoterico, anche perché vorrei vederli tanti a fare degustazioni alla cieca di distillati….

    Mi limito solo a dire che bere un calice di Numero 1 è un’esperienza che merita di essere vissuta.

    La nuova vita in Toscana del Numero 1

    Quello però che mi interessa oggi è focalizzare l’attenzione sul fatto che la botte del Numero 1 vive ancora.

    Grazie alla maestria di uno dei più bravi distillatori che abbia mai conosciuto, all’interno della Distilleria Toscana, a Colle di Val D’elsa, la botte del Numero 1 è protagonista attiva del progetto “Rum Tuscan Aging”, ovvero i primi ed unici ad oggi Rum invecchiati interamente in Toscana.

    Nel 2020 il primo lotto tra cui anche il primo Ex-N1 Selection Cask 2020, ovvero un blend di Rum ottenuti sia da melassa che da succo puro di canna da zucchero, messo ad invecchiare nella botte che precedentemente aveva ospitato il Numero 1.

    Che dire, è da provare….

  • Rum e Zucchero

    Rum e Zucchero

    Rum e zucchero

    Dopo aver affrontato la questione bevanda spiritosa e Acquavite, vogliamo tornare sulla questione Rum e zucchero. Cercheremo di capire perché spesso il consumatore fa confusione partendo da come è cambiata la normativa sulle bevande alcoliche e le conseguenze che ha portato sui prodotti. Infine cercheremo di spiegare perché usa aggiungere aromi e/o zucchero al Rum ma anche ad altri distillati.

    Normativa sul Rum prima e dopo

    Dal momento che vogliamo concentrarci solamente sullo zucchero e/o aromi aggiunti riporto solamente una parte della normativa vecchia ed ho evidenziato la frase che è stata aggiunta nella nuova normativa oggi in vigore:

    a)Il rum è la bevanda spiritosa ottenuta esclusivamente mediante distillazione del prodotto ottenuto dalla fermentazione alcolica di melasse o sciroppi provenienti dalla fabbricazione dello zucchero di canna, oppure di succo della canna da zucchero, distillata a meno di 96 % vol., cosicché il prodotto della distillazione presenti in modo percettibile le caratteristiche organolettiche specifiche del rum.

    b) Il titolo alcolometrico volumico minimo del rum è di 37,5 % vol.

    c) Non deve esservi aggiunta di alcole, diluito o non diluito.

    d) Il rum non è aromatizzato.

    e) Il rum può contenere caramello aggiunto solo per adeguare il colore.

    f) Il rum può essere edulcorato per arrotondarne il sapore finale. Tuttavia, il prodotto finale non può contenere più di 20 grammi di prodotti edulcoranti per litro, espressi in zucchero invertito.

    Oltre a questa frase sono state aggiunte diverse cose nuove che regolamentano il Rum e direi anche per fortuna, ma in questo articolo ci concentriamo solo sulle addizioni.

    Immaginiamo quindi che prima dell’aggiunta della frase evidenziata, si poteva mettere edulcoranti a piacere dentro un Rum e continuare a chiamarlo tale.

    Perché aggiungere lo zucchero nel Rum?

    Troppo spesso ci troviamo in discussioni da bar dove si sente la frase: “…il Rum è dolce perché è fatto con la canna da zucchero e lo zucchero è dolce…”

    Purtroppo alcune di queste cose non sono note nemmeno a diversi “addetti ai lavori”.

    Proviamo in parole semplici a fare in po’ chiarezza.

    Tutti, e dico tutti, i distillati, in quanto tali, appena usciti dall’alambicco, non contengono zucchero perciò non possono essere dolci. Nessuno si aspetta dolcezza da una Grappa o da un Whisky, perché dovremmo aspettarci dolcezza da un Rum?

    Perché purtroppo la totale assenza di normative (per troppo tempo) che regolamentano la produzione del Rum hanno contribuito alla confusione che regna ancora oggi in questo mondo.

    Quando sentiamo che un Rum è dolce, è perché vi è stato aggiunto zucchero e/o sostanze edulcoranti successivamente. Ma allora la domanda è: perché viene aggiunto zucchero al Rum?

    Adesso esprimo il mio punto di vista per rispondere alla domanda.

    Normalmente un distillato ha circa 40° di alcol, perciò, se specialmente siamo alle prime volte, la sensazione di bruciore è elevata, e se, come spesso succede, l’approccio olfattivo e degustativo non è guidato da qualcuno, il risultato è un allontanamento del consumatore verso la bevuta.

    Ma se provate ad aggiungere 2 o 3 bustine di zucchero dentro una bottiglia di Grappa o di Rum in modo casalingo, sicuramente la “sensazione di bruciore” verrà attenuata. Fate una prova.

    Beh, è sulla base di queste considerazioni, tenendo conto che la normativa fino a poco tempo fa non poneva alcun limite, che tante aziende hanno messo sul mercato Rum molto dolci.

    Partendo sempre dal presupposto che ognuno è libero di bere ciò che vuole, intanto sarebbe più giusto chiamare tali prodotti non Rum e basta, ma Rum Spicy o liquori al Rum.

    Almeno per differenziare dal vero ed autentico Rum.

    Questa pratica, seppur economica, non è certo il massimo dell’esperienza che si può provare invece degustando con calma, e con il giusto approccio, un vero Rum magari invecchiato veramente un po’ di anni. E dico un po’, non molto… perché su questo ci torneremo nei prossimi articoli.

  • La Casa del Rum

    La Casa del Rum

    Come tutto ebbe inizio…

    In questo articolo racconteremo in modo sintetico come nasce il progetto de “La Casa del Rum”, dalla sua fondazione quasi per “caso” o per “scommessa”, passando per le prime selezioni a marchio proprio fino ad arrivare al pioneristico progetto “Rum Tuscan Aging”

    Il locale “La Casa del Rum”

    Quando nel 2008 Francesco Rufini inizia a lavorare in un piccolo bar di uno stabilimento balneare a Follonica (GR ) sicuramente non si sarebbe mai immaginato il percorso fino ad oggi ma del resto le storie affascinanti nascono quasi sempre per caso. Assieme a Marco Pierini, co-fondatore de La Casa del Rum, Francesco inizia a conoscere il mondo del Rum acquistando bottiglie dagli storici importatori italiani e assaggia, degusta e soprattutto propone ai clienti sempre Rum diversi, creando inediti cocktail quando ancora i barman non erano “mixologist”…

     Il resto è la storia di un piccolo locale che chi ha avuto la fortuna almeno una volta di capitarci come cliente se lo ricorda ancora oggi. Ed è proprio partendo dall’esperienza accumulata vedendo le reazioni dei clienti ai vari Rum proposti, che viene l’idea di creare una propria linea di Rum.

    Le Selezioni de La Casa del Rum

    Nel 2010 nasce la prima azienda di commercializzazione Rum solamente nel canale ho.re.ca. e La Casa del Rum diventa un marchio registrato a livello italiano

    Nel 2013, dopo 3 anni di esperienza nella commercializzazione di Rum importati da altri importatori italiani, La Casa del Rum decide di selezionare i propri blend e proporli sul mercato.

    La Casa del Rum diventa un marchio registrato a livello europeo.

    Nel 2014 esce sul mercato La Casa del Rum Numero 1 2004 Single Barrel Rep. Dominicana, 10 anni di invecchiamento, 300 bt numerate.

    Contemporaneamente esce anche La Casa del Rum N2, Barbados Overproof Rum 8 anni invecchiato.

    Nel 2015 esce sul mercato La Casa del Rum Selezione Numero 3

    Successivamente prende vita anche il progetto del blend Giamaicano La Casa del Rum Selezione Numero 4 che nel 2019 vince il premio come Migliore di Categoria negli Imbottigliatori Indipendenti a ShowRum a Roma (https://www.showrum.it/ )

    Nel 2019 esce La Casa del Rum N5 e in retro etichetta per la prima volta sono indicati:

    • Dichiarazione in etichetta dei singoli Rum di cui è composto il blend
    • Possibilità di citare le distillerie di provenienza e gli effettivi anni di invecchiamento dei singoli Rum
    • Invecchiamento Tropicale
    • Etichetta nutrizionale dove si evince la totale assenza di zucchero aggiunto e/o altri aromi
    • Qr-code con lista degli ingredienti ed eventuali allergeni

    L’Italia vanta una tradizione storica di selezionatori ed imbottigliatori indipendenti di Whisky e Rum.

    Il mercato del Rum è una giungla dove è sempre più difficile orientarsi tra le migliaia di etichette e marchi ed è sempre più difficile ricondurre un prodotto al reale produttore.

    Il Rum è prodotto in centinaia di Paesi diversi, con tecniche spesso diversissime tra di loro, tanto che a volte non sembra di bere lo stesso distillato. Nessun altro distillato ha questa varietà.

    Le Selezioni de La Casa del Rum, mediante il blending multi-origine e di diverso invecchiamento, cercano di fare chiarezza in modo che chiunque possa approcciare a questo meraviglioso mondo con facilità.

    Il Progetto “Rum Tuscan Aging”

    Che cosa ci può essere di più intrigante come sfida per il primo “imbottigliatore indipendente di Rum” Toscano?

    Indubbiamente essere il primo a creare un Rum Toscano.

    In Toscana non vi è ancora coltivazione di canna da zucchero e quindi l’unica possibilità per produrre Rum è tramite fermentazione di melassa, che è facilmente trasportabile.

    Da qui l’idea di coinvolgere la neo-nata Distilleria Toscana per un progetto unico nel suo genere.

    Selezionare blend di Rum prodotti all’origine e farli invecchiare in Toscana creando edizioni limitate di prodotti unici per profilo organolettico e soprattutto irripetibili.

    Nel 2020 esce sul mercato il primo lotto “Rum Tuscan Aging” con le seguenti 3 referenze:

    La Casa del Rum EX-N1 Selection Cask 2020  Edizione limitata 365 bottiglie

    La Casa del Rum Vinsanto Cask 2020 Edizione limitata 180 bottiglie

    La Casa del Rum Grappa Finish Cask 2020 Edizione limitata 156 bottiglie

    Parleremo in modo approfondito in altri articoli di questi Rum anche se consigliamo di essere tra coloro che hanno avuto la possibilità di assaggiarli.

  • Don Diego Grillo: la sua storia

    Don Diego Grillo: la sua storia

    Oggi vi racconteremo la storia/leggenda che ruota attorno ad un personaggio veramente misterioso del mondo della pirateria caraibica, Diego Grillo. Talmente intrigante da dedicare lui il nostro Don Diego Ron Spicy, un elixir di Rum speziato dalle note molto esotiche.

    La gioventù di Don Diego Grillo

    Tutto ebbe inizio quando un conquistatore spagnolo nel suo viaggio in “terraferma” incontrò una giovane e sensuale schiava africana. Diego Grillo nacque da quell’unione all’Avana nel 1555. Considerato una delle figure più controverse della storia della pirateria, nato schiavo come sua madre, Diego fugge a 13 anni e trova rifugio nelle paludi di mangrovie. Lì attende uno scopo per fuggire dalla prigionia una volta per tutte. Successivamente, si unisce a una banda di bucanieri spagnoli che trafficavano nel Mar dei Caraibi.

    Dopo quattro anni di navigazione nelle acque del Golfo del Messico e del Mar dei Caraibi, quando aveva acquisito una certa esperienza come marinaio, Diego viene catturato dal pirata Francis Drake vicino all’Isola dei Pini, a Cuba, nel 1572.

    Il suo spirito avventuroso e senza paura, la sua audace risolutezza e il suo atteggiamento di sfida espressi nel modo in cui guardava le persone, ispirando rispetto tra coloro che lo fronteggiavano, sembravano aver convinto il terribile “ladro dei mari” su quanto prezioso sarebbe stato avere un tale uomo nel suo equipaggio. Così Drake prende sotto la sua protezione Diego Grillo e lo porta in Inghilterra.

    Il pirata Don Diego Grillo in Europa

    Già in Europa, il pirata cubano combatte sotto il comando del conte di Essex e di altri gentiluomini inglesi. Quando ha 22 anni, Diego Grillo è l’uomo prediletto della corte, accolto dagli stessi monarchi che gli conferiscono varie onorificenze per i suoi doveri verso la corona britannica. 

    Dopo cinque anni in Inghilterra, torna nei Caraibi in una spedizione organizzata da Drake. Quindi è il secondo in carica. Non passa molto tempo quando Diego Grillo diventa il capo di quella missione.

    Nel 1595, alla morte del suo protettore, il pirata cubano torna in Inghilterra, oro e fama viaggiano con lui. Dopo una pausa dalle avventure in mare, Diego si presenta alle Antille accompagnato da Cornelio Jols, soprannominato “Gamba di Legno”.

    Questa partnership Grillo-Jols ha scatenato i suoi istinti più sanguinari attaccando senza pietà le navi spagnole uccidendo tutti i prigionieri catturati.

    Nelle sue avventure, Diego Grillo compie una delle più grandi imprese della storia della pirateria catturando un convoglio di 11 navi. 

    Per chiunque altro questo avrebbe potuto bastare per decollare accumulando un’enorme ricchezza e fama, ma non per Diego Grillo. Il famigerato pirata voleva compiere la sua “ultima incursione”. Il porto di Nuevitas, nella provincia settentrionale di Camagüey, era il rifugio delle navi che salpavano per la Spagna cariche di tesori. 

    Nel 1619, dopo aver meticolosamente pianificato l’assalto, Grillo colse di sorpresa un convoglio di sei fregate all’imboccatura di quel porto. I filibustieri vinsero quella battaglia e la maggior parte dell’equipaggio spagnolo morì. Il bottino di quell’assalto sembrava essere molto consistente perché non lo si vedeva più nei Caraibi e c’era chi credeva fosse scomparso a qualche miglio dalle coste di Nuevitas. 

    La verità è che Diego Grillo si stabilì in Inghilterra, godendosi per sempre la sua condizione di “primo pirata cubano”.

  • Rum Tuscan Aging Vinsanto Cask 2024

    Rum Tuscan Aging Vinsanto Cask 2024

    Finalmente dopo 4 anni dalla sua prima uscita, torna disponibile il primo ed unico Rum al mondo invecchiato in Toscana in piccoli caratelli di Vinsanto. Continua il progetto Rum Tuscan Aging con questo nuovo imbottigliamento firmato “La Casa del Rum” in collaborazione con la Distilleria Toscana a Colle di Val D’Elsa.

    Il nuovo imbottigliamento

    Quando siamo usciti sul mercato con la prima edizione del Rum Vinsanto Cask 2020 (oramai introvabile se non qualche bottiglia nella nostra sezione Collezione) non mi aspettavo un successo del genere e soprattutto non pensavo che sarebbe stato facile ripetersi in futuro con una nuova edizione.

     Del resto sappiamo bene noi del settore che i prodotti genuini ed autentici non possono mai essere gli stessi da una produzione all’altra. Ci sono una marea di variabili che influenzano l’invecchiamento del Rum, la botte, il clima, la temperatura e ci mettiamo anche un po’ di fattori  a volte non facilmente spiegabili ma che proprio per questo rappresentano il fascino di questo mondo che ancora oggi per fortuna non può essere “replicato in modo sintetico in un laboratorio”.

    In più devo confessarvi, cari lettori, che durante il suo meritato “riposo in botte”, questa nuova edizione del Rum Vinsanto Cask non mi stava convincendo molto ai primi assaggi. E allora abbiamo deciso di pazientare ancora un po’, nonostante il mercato ci avrebbe richiesto il nuovo prodotto visto che il precedente era esaurito.

    Vi racconto tutto questo perché è bene che si ritorni a dare valore alle cose rare, a pazientare che un prodotto sia pronto, e soprattutto a dare valore al fatto che poi potrebbe non essere mai più replicabile.

    Poi per fortuna, ad inizio 2024, un nuovo piccolo prelievo e l’assaggio.

    Non posso negare che ogni volta c’è sempre una grande “emozione” nella decisione di “andare in bottiglia”.Ed eccoci qua, il nuovo Rum Tuscan Aging Vinsanto Cask 2024 è pronto per lasciare la distilleria e portare a chi lo vorrà una novità nel mondo di questo meraviglioso distillato che è il Rum.